Attività di ricerca
I diari di Scavo 2025 – prima settimana
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Dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle 18:00
Saqqara, si ricomincia.

Immagine 1: Le prime luci dell’alba a Saqqara, guardando verso est. Foto: Nicola dell’Aquila.
Quando lasciamo la casa della missione, ad Abusir, albeggia. Sono le 06:20 esatte. Le prime luci tingono di rosso il cielo e si riflettono sulla sabbia, che sembra accendersi di riflessi dorati. Qualcuno finisce in fretta la sua tazza di caffè prima di salire sul pulmino, qualcun altro sistema zaini e strumenti. Le parole sono poche, il sonno si fa ancora sentire; c’è chi passa in rassegna mentalmente ciò che dovrà fare nelle prossime ore e chi si perde a guardare fuori dal finestrino.
Fa un caldo che punge la pelle già dalle prime ore del mattino. Eppure, l’emozione è tanta. Dopo un anno di pausa per le celebrazioni del bicentenario del Museo, i membri della missione non nascondono l’entusiasmo di tornare sul sito di scavo. Il Museo Egizio è tornato a scavare a Saqqara. Questa celebre necropoli è situata a circa 30 km a sud del Cairo ed è una delle aree archeologiche più vaste e ricche dell’antico Egitto: cuore della necropoli di Memphis, ospita le sepolture di re, funzionari e sacerdoti.
Ci vogliono circa 40 minuti per arrivare e quando all’orizzonte si intravede la piramide a gradoni di Djoser, che si staglia netta contro il cielo chiaro del mattino, è il segnale inconfondibile che ci dice che siamo arrivati.

Immagine 2: La piramide di Djoser. Foto: Nicola dell’Aquila
La nostra concessione di scavo si trova a sud della via processionale della piramide di Unas, in una delle necropoli del Nuovo Regno (1539-1077 a.C.). Qui, nel 2022, la missione congiunta del Museo Egizio e del Museo delle Antichità di Leiden ha scoperto una sepoltura fino a quel momento sconosciuta: la tomba di Panehsy, responsabile del tempio del dio Amon a Menfi. È proprio in questa tomba che torniamo a lavorare: l’obiettivo di quest’anno è completarne l’esplorazione e allargare l’indagine all’area circostante.

Immagine 3: Dietro l’edificio bianco in mattoni, si vedono le colonne bianche del cortile porticato della tomba di Panehsy. Alle spalle, il team di lavoro sull’area di scavo. Foto: Nicola Dell’Aquila
I primi giorni scorrono tra preparativi e aggiustamenti. Nulla di spettacolare, ma tutto necessario. La prima fase consiste nel riaprire il sito e sbrigare le questioni amministrative: il momento più atteso è la rimozione dei sigilli posti alla fine della missione 2023, alla presenza degli ispettori e dei funzionari del Ministero del Turismo e delle Antichità (MoTA).
Si riaprono così i locali della missione ospitati all’interno delle tombe di Horemheb e di Maya e si verifica lo stato del sito, insieme ai nostri colleghi egiziani. I tavoli di lavoro vengono ripuliti, le attrezzature riattivate, gli strumenti controllati uno a uno. Nel magazzino si aggiorna l’inventario del materiale rimasto dallo scorso anno: casse, registri, schede e strumenti, e si sistema ciò che mancava.
Lo sapevate che, prima di lasciare lo scavo, è fondamentale preparare una lista dettagliata di tutto ciò che resta sul posto e di quello che dovrà essere acquistato per la stagione successiva? Una vera e propria lista della spesa archeologica, che torna utilissima quando si sistemano le postazioni di lavoro e si rimettono in moto le attività.
Nell’area di scavo si riprende contatto con le strutture già messe in luce nelle campagne precedenti. La sabbia ricopre parzialmente i muri e le soglie, e il primo lavoro è proprio quello di riportare alla luce ciò che il deserto ha momentaneamente nascosto o gli archeologi hanno ricoperto per protezione. Si delimita l’area di scavo, si individuano i punti di riferimento topografici che serviranno per i rilievi – vi mostreremo qualcosa nei prossimi diari! – e si inizia con la rimozione dei primi strati di terra, quelli più recenti. Le prime giornate scorrono veloci tra controlli, fotografie e misurazioni. Ogni gesto, anche il più semplice, serve a ristabilire un ordine, a preparare il terreno per i giorni che verranno.
Ma soprattutto, si ritrovano i volti del personale locale, le routine, le voci familiari. Ci si saluta con sorrisi e strette di mano, tra il rumore degli strumenti e il frusciare della sabbia. Anche questo fa parte della missione: ricostruire un equilibrio tra persone e luogo, prima ancora di iniziare davvero a scavare.

Immagine 4: Il team degli operai a lavoro, con a destra il rais Mohammed. Sotto l’occhio di Salah, storico collaboratore della missione congiunta. Foto: Nicola Dell’Aquila.
Ognuno di noi prende posto: chi scava, chi fotografa, chi organizza il magazzino, chi fa rilievi topografici, chi ricomincia a studiare la ceramica. Nulla di tutto questo sarebbe però possibile senza l’aiuto dei collaboratori egiziani: tutti hanno una specializzazione e vengono coordinati dal rais (capo squadra).
Da domenica 12 ottobre fino al 7 novembre sarete con noi sullo scavo: leggendo i nostri diari settimanali, scoprirete la vita sul campo e quante e quali professionalità collaborano per la buona riuscita della missione.
Cosa ci riserverà questa nuova missione? Non vi resta che scoprirlo.
Intanto sono le 13:00, è ora di tornare a casa. Al prossimo venerdì!

Immagine 5: Alba sul sito di Saqqara. Foto: Nicola Dell’Aquila

Immagine 1: Le prime luci dell’alba a Saqqara, guardando verso est. Foto: Nicola dell’Aquila.
Quando lasciamo la casa della missione, ad Abusir, albeggia. Sono le 06:20 esatte. Le prime luci tingono di rosso il cielo e si riflettono sulla sabbia, che sembra accendersi di riflessi dorati. Qualcuno finisce in fretta la sua tazza di caffè prima di salire sul pulmino, qualcun altro sistema zaini e strumenti. Le parole sono poche, il sonno si fa ancora sentire; c’è chi passa in rassegna mentalmente ciò che dovrà fare nelle prossime ore e chi si perde a guardare fuori dal finestrino.
Fa un caldo che punge la pelle già dalle prime ore del mattino. Eppure, l’emozione è tanta. Dopo un anno di pausa per le celebrazioni del bicentenario del Museo, i membri della missione non nascondono l’entusiasmo di tornare sul sito di scavo. Il Museo Egizio è tornato a scavare a Saqqara. Questa celebre necropoli è situata a circa 30 km a sud del Cairo ed è una delle aree archeologiche più vaste e ricche dell’antico Egitto: cuore della necropoli di Memphis, ospita le sepolture di re, funzionari e sacerdoti.
Ci vogliono circa 40 minuti per arrivare e quando all’orizzonte si intravede la piramide a gradoni di Djoser, che si staglia netta contro il cielo chiaro del mattino, è il segnale inconfondibile che ci dice che siamo arrivati.

Immagine 2: La piramide di Djoser. Foto: Nicola dell’Aquila
La nostra concessione di scavo si trova a sud della via processionale della piramide di Unas, in una delle necropoli del Nuovo Regno (1539-1077 a.C.). Qui, nel 2022, la missione congiunta del Museo Egizio e del Museo delle Antichità di Leiden ha scoperto una sepoltura fino a quel momento sconosciuta: la tomba di Panehsy, responsabile del tempio del dio Amon a Menfi. È proprio in questa tomba che torniamo a lavorare: l’obiettivo di quest’anno è completarne l’esplorazione e allargare l’indagine all’area circostante.

Immagine 3: Dietro l’edificio bianco in mattoni, si vedono le colonne bianche del cortile porticato della tomba di Panehsy. Alle spalle, il team di lavoro sull’area di scavo. Foto: Nicola Dell’Aquila
I primi giorni scorrono tra preparativi e aggiustamenti. Nulla di spettacolare, ma tutto necessario. La prima fase consiste nel riaprire il sito e sbrigare le questioni amministrative: il momento più atteso è la rimozione dei sigilli posti alla fine della missione 2023, alla presenza degli ispettori e dei funzionari del Ministero del Turismo e delle Antichità (MoTA).
Si riaprono così i locali della missione ospitati all’interno delle tombe di Horemheb e di Maya e si verifica lo stato del sito, insieme ai nostri colleghi egiziani. I tavoli di lavoro vengono ripuliti, le attrezzature riattivate, gli strumenti controllati uno a uno. Nel magazzino si aggiorna l’inventario del materiale rimasto dallo scorso anno: casse, registri, schede e strumenti, e si sistema ciò che mancava.
Lo sapevate che, prima di lasciare lo scavo, è fondamentale preparare una lista dettagliata di tutto ciò che resta sul posto e di quello che dovrà essere acquistato per la stagione successiva? Una vera e propria lista della spesa archeologica, che torna utilissima quando si sistemano le postazioni di lavoro e si rimettono in moto le attività.
Nell’area di scavo si riprende contatto con le strutture già messe in luce nelle campagne precedenti. La sabbia ricopre parzialmente i muri e le soglie, e il primo lavoro è proprio quello di riportare alla luce ciò che il deserto ha momentaneamente nascosto o gli archeologi hanno ricoperto per protezione. Si delimita l’area di scavo, si individuano i punti di riferimento topografici che serviranno per i rilievi – vi mostreremo qualcosa nei prossimi diari! – e si inizia con la rimozione dei primi strati di terra, quelli più recenti. Le prime giornate scorrono veloci tra controlli, fotografie e misurazioni. Ogni gesto, anche il più semplice, serve a ristabilire un ordine, a preparare il terreno per i giorni che verranno.
Ma soprattutto, si ritrovano i volti del personale locale, le routine, le voci familiari. Ci si saluta con sorrisi e strette di mano, tra il rumore degli strumenti e il frusciare della sabbia. Anche questo fa parte della missione: ricostruire un equilibrio tra persone e luogo, prima ancora di iniziare davvero a scavare.

Immagine 4: Il team degli operai a lavoro, con a destra il rais Mohammed. Sotto l’occhio di Salah, storico collaboratore della missione congiunta. Foto: Nicola Dell’Aquila.
Ognuno di noi prende posto: chi scava, chi fotografa, chi organizza il magazzino, chi fa rilievi topografici, chi ricomincia a studiare la ceramica. Nulla di tutto questo sarebbe però possibile senza l’aiuto dei collaboratori egiziani: tutti hanno una specializzazione e vengono coordinati dal rais (capo squadra).
Da domenica 12 ottobre fino al 7 novembre sarete con noi sullo scavo: leggendo i nostri diari settimanali, scoprirete la vita sul campo e quante e quali professionalità collaborano per la buona riuscita della missione.
Cosa ci riserverà questa nuova missione? Non vi resta che scoprirlo.
Intanto sono le 13:00, è ora di tornare a casa. Al prossimo venerdì!

Immagine 5: Alba sul sito di Saqqara. Foto: Nicola Dell’Aquila
info@museitorino.it
011 44 06 903
Dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle 18:00