Progetti di ricerca

Faces Revealed Project

Indagare i volti dei "Sarcofagi gialli" attraverso la fotogrammetria. Confronto tra modello 3D e “Gemello digitale” per una nuova analisi su manifattura, tecniche pittoriche e riutilizzo

Contenuti multimediali

Autori
Stefania Mainieri

Supervisor
Christian Greco, Direttore del Museo Egizio, Torino (beneficiario), Kathlyn Cooney, Professor of Egyptology at the Department of Near Eastern Languages & Culture (NELC), University of California, Los Angeles (UCLA) (Host Institution) e Corinna Rossi, Professoressa di Egittologia presso il dipartimento ABC, Politecnico di Milano (Secondment)

Istituzioni partner
Vatican Coffin Project; Gate of Priests Project; Getty Villa, Los Angeles; Gregoriano Egizio, Musei Vaticani; Musée du Louvre, Paris; Rijksmuseum van Oudheden, Leiden; Metropolitan Museum of Art, New York; “Museo Egizio” di Firenze; Museo Archeologico Nazionale di Napoli; Egyptian Museum Cairo; Los Angeles County Museum of Art; The National Museum of Egyptian Civilization, Cairo; UCLA Digital Research Consortium; UCLA Library; Cotsen Institute, UCLA; 3x1010 srl; Robin studio srl.

Il progetto di ricerca triennale Faces Revealed si concentra su una caratteristica che non è mai stata analizzata prima: la geometria dei coperchi e delle maschere nei “sarcofagi gialli”. L'approccio adottato in questo progetto combina tecnologie digitali e metodi tradizionali, e apre nuove direzioni di ricerca inerenti la produzione, lo stile, la cronologia e il riutilizzo in antico dei “sarcofagi gialli”. Lo studio di un gruppo di circa 100 reperti datati tra la XIX dinastia (circa 1290-1196 a.C.) e l'inizio della XXII dinastia (circa 945-874 a.C.), ha dimostrato che è possibile identificare elementi geometrici specifici che possono suggerire una produzione più o meno contemporanea di oggetti appartenenti allo stesso set (sarcofago esterno, interno e tavola di mummia) oppure a set diversi. Il modo in cui le forme (ad esempio bocca, orecchie, avambracci o mani) erano rese tridimensionalmente potrebbe inoltre indicare uno specifico stile di produzione corroborando un'origine comune dei sarcofagi, e dare la possibilità di identificare gli artigiani che operavano nelle "officine". Infine, il confronto tra la geometria dei sarcofagi e il rapporto che esiste tra essa e lo strato pittorico, possono aiutare a identificare una sequenza cronologica all'interno dei set stessi e chiarire il loro riutilizzo.

Il Progetto ha Cinque Obiettivi di Ricerca:

• creare modelli 3D di un gruppo selezionato di “sarcofagi gialli” (RO1);
• comprendere l’importanza dello strato pittorico rispetto al modellato e quanto fedelmente la pittura le riproduca (RO2);
• capire se i tratti fisiognomici scolpiti nelle maschere possano essere collegati a diversi "laboratori" e/o riflettere le caratteristiche stilistiche di un periodo specifico, e se le diverse caratteristiche geometriche e proporzioni possano indicare un loro riutilizzo in antico (RO3);
• creare un database con le nuove informazioni e combinarle con le informazioni ottenute attraverso le più recenti tecnologie non invasive (raggi X, tomografia computerizzata, fluorescenza XRF), per capire se il gesso ha rimodellato le forme scolpite nel legno e se il suo spessore possa essere indice di riutilizzo (RO4);
• elaborare una nuova e più precisa seriazione dei sarcofagi gialli combinando tutti i dati in nostro possesso (iconografia, testi, morfologia e aspetti tecnici) e organizzare un'esposizione digitale (RO5).

Il Progetto Faces Revealed considera solo la parte esterna dei coperchi dei sarcofagi fino agli avambracci oppure, per i sarcofagi “stola”, fino all'estremità inferiore del collare. Per ognuno vengono realizzate le seguenti fasi:

• Rilievo fotogrammetrico ad alta risoluzione in situ effettuato con strumentazione specifica e seguendo un protocollo elaborato ad hoc al fine di ottenere una ricostruzione digitale accurata fino a 0,001(m) con un preciso sistema di riferimento metrico che definisca il piano su cui saranno in seguito proiettate le ortofoto;
• Elaborazione dei dati fotogrammetrici mediante il software Agisoft Metashape Professional 1.8.3. i) allineamento delle foto; ii) riconoscimento automatico e controllo manuale di target non codificati di forma circolare e a croce ; iii) messa in scala del modello; iv) ricostruzione della nuvola densa in qualità “media” o “alta” e pulizia; v) creazione della mesh di qualità “media” o “alta”; vi) texturizzazione (applicazione del colore sul modello); vii) esportazione di ortofoto ad alta risoluzione texturizzate e non;
• Costruzione, confronto e sovrapposizione degli “strati”. La creazione del modello 3D è fondamentale poiché rappresenta l'unico modo per esportare immagini ad alta risoluzione e perfettamente identiche di un oggetto, sia con che senza texture. Queste immagini rappresentano i primi due “strati” per ciascun sarcofago: lo “strato” dell’aspetto visivo (l’ortofoto con texture – “strato” 1) e lo “strato” della geometria fisica (l’ortofoto senza trama – “strato” 2). I due modelli esportati hanno un’identica proiezione ortogonale e, per questo, possono essere sovrapposti con estrema precisione. Al fine di indagare come è stata applicata la decorazione sul modellato vengono creati digitalmente altri due “strati”: uno dedicato al tracciamento della decorazione (considerando solo gli elementi oggetto di studio e non la decorazione completa – “strato” 3), uno per evidenziare attraverso punti la geometria (“strato” 4). Questi due “strati” possono essere sovrapposti in trasparenza sul modello solido, sul modello texturizzato e anche tra loro, mantenendo lo stesso orientamento e le stesse proporzioni. Questa sovrapposizione di immagini consente un'ispezione più precisa degli oggetti e permette di tracciarne la conformità, fornendo uno spaccato di come gli artisti antichi applicavano il colore sulle maschere tridimensionali, e analizzare eventuali correzioni della geometria attraverso la pittura.
• Approccio morfometrico, “markers”, variabili e tipologie. Questa parte del lavoro si ispira al “Metodo Morelliano” secondo cui "dettagli accidentali del modo in cui un particolare artista ritrae le orecchie e le mani, potrebbero essere utilizzati per attribuire dipinti o sculture non firmati ad artisti noti". Seguendo questo approccio, i modelli ripetuti potrebbero corrispondere a tecniche abituali che potrebbero essere associate a un laboratorio o a un singolo artista. Per cercare di rispondere a questa domanda, i sarcofagi sono stati "sezionati” digitalmente, tenendo conto di variabili fisse, uguali sia nell'aspetto visivo che nella geometria. Sono state identificate sette variabili per l'aspetto visivo e nove per la geometria fisica. Una volta isolata, ogni variabile è stata analizzata seguendo un approccio morfometrico per classificare in modo oggettivo le forme e individuare le proporzioni di ciascuna parte legata alla dimensione generale dell'oggetto. Combinando disegni, i punti e considerando le misurazioni, le variabili sono state categorizzate ed è stato creato un Vocabolario Chiuso con codici brevi corrispondenti a Tipi specifici.
• Sviluppo di un database relazionale. I passaggi precedenti sono stati fondamentali perché hanno permesso la costruzione di un “Compare Spreadsheet” (foglio di confronto) che contenesse per ogni sarcofago, le sue variabili categorizzate. Il foglio di confronto identifica quali e quante caratteristiche comuni condividono i sarcofagi - considerando entrambe le visualizzazioni – illuminando i riquadri con colori diversi. La precedente categorizzazione consente dunque un controllo attendibile e coerente di tutte le variabili oggetto della comparazione; inoltre allarga il confronto stesso a tutto il corpus di sarcofagi perché permette la contemporanea comparazione delle variabili di tutti i sarcofagi, evidenziando quelle comuni e quindi rendendolo agevole identificare collegamenti e differenze. La precisa connessione tra questi oggetti consente di ascrivere i set allo stesso stile produttivo e di ipotizzare una possibile bottega o l’artista, un momento di produzione contemporaneo o anche l'esistenza di un "modello di riferimento" per la produzione di sarcofagi in un determinato luogo o in un preciso momento storico.

Faces Revealed ha prodotto risultati significativi e approfondito la nostra conoscenza dei sarcofagi gialli, in particolare su produzione, cronologia e riutilizzo, superando così lo stato dell'arte.
Il progetto ha dimostrato che le maschere e le loro caratteristiche facciali sono state create con una particolare attenzione ai dettagli e sono state soggette a stili specifici, come avveniva per le statue egizie. Attraverso le variazioni nella geometria, è possibile seguire una linea cronologica e isolare marcatori specifici che collegano diversi oggetti tra loro, suggerendo così stili specifici e ipotizzare la medesima provenienza in termini di produzione. Inoltre, è possibile identificare produzioni contemporanee all'interno del set e stabilire se ciascun oggetto che lo compone sia stato realizzato nello stesso periodo; allo stesso tempo, la presenza di marcatori specifici nella geometria consente di stabilire una datazione relativa.

Tra i principali risultati del progetto c'è l’identificazione di una chiara evoluzione delle forme nel tempo, con il passaggio da uno stile più dettagliato a uno più schematico. Questo cambiamento non è brusco ma graduale, e in alcuni casi non coincide con lo sviluppo della pittura, ma è più lento. Inoltre, si può osservare l'esistenza e la coesistenza di diversi stili e tipi, così come una certa autonomia artistica nel rendere le forme e le caratteristiche fisionomiche, il che rende difficile (ma non impossibile) trovare due oggetti appartenenti a set diversi con caratteristiche identiche o, perlomeno, molto simili. Questa variabilità di forme che caratterizzano i sarcofagi della XXI Dinastia sembra interrompersi bruscamente all'inizio della XXII Dinastia, quando compaiono i sarcofagi “stola”. A differenza dei sarcofagi del periodo precedente, i sarcofagi “stola” presentano infatti caratteristiche geometriche riconoscibili e standardizzate che influenzano tutti i pezzi del set, dal coperchio del sarcofago esterno alla tavola di mummia. I sarcofagi “stola” sono dunque oggetti intercambiabili, con uno stile così specifico e fisso da suggerire (per la prima volta) l'esistenza di una possibile "produzione seriale" di maschere e oggetti, oppure la loro produzione da parte di un unico artigiano o di un "laboratorio" comune.

Il progetto ha anche evidenziato l'importanza dell'uso dei modelli 3D come strumento di ricerca per la loro capacità di rendere visibile l'invisibile, tema sottovalutato almeno fino alla presentazione del progetto nel 2019. Gli strumenti e la metodologia sviluppata nel corso di Faces Revealed possono essere facilmente riutilizzati, ulteriormente sviluppati e applicati ad altre classi di materiali o a sarcofagi di altri periodi e luoghi. Espandere l'applicazione della metodologia ai sarcofagi antropoidi dei periodi precedenti e successivi, ad esempio, potrebbe consentire un'analisi più approfondita dello sviluppo, dell'evoluzione e dei cambiamenti delle forme nel tempo, nonché una migliore comprensione della produzione dei sarcofagi antropoidi, dalla loro prima apparizione fino all’ultima. Infine, l'implementazione degli strumenti e dei metodi utilizzati nel progetto e l'intelligenza artificiale potrebbero in futuro permettere di automatizzare il riconoscimento delle caratteristiche facciali sui modelli 3D o di collegare facilmente tutte le informazioni che possediamo sui “sarcofagi gialli” e che talvolta sono difficili da gestire all’interno di un database tradizionale.

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SEAMS

A Study of Egyptian Animal Mummy Styles

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Autori
Dr. Maria Diletta Pubblico

Supervisor
Dr. Christian Greco; Prof. Dr. Willemina Zwanida Wendrich

Istituzioni partner
UCLA Cotsen Institute of Archaoelogy, Centre for Textile Research (CTR) at the University of Copenhagen (UCPH); Lund University (ULUND); Digital Heritage Innovation Lab (DHiLab) at ISPC-CNR
Novembre 2023-Ottobre 2026, 3 anni

Le mummie animali votive costituiscono una delle più numerose categorie di manufatti prodotti nell'antico Egitto, e rappresentano perciò una fonte di informazioni unica su una varietà di aspetti dell'antica civiltà egizia. Purtroppo, una grande quantità di dati relativi a questi manufatti è andata perduta specialmente durante il XIX e l'inizio del XX secolo, a causa dello sfruttamento selvaggio e del commercio di mummie animali, nonché della non sempre ortodossa rimozione dai loro luoghi di sepoltura. Di conseguenza, la stragrande maggioranza non ha provenienza ed è difficile collocarli in specifici luoghi di produzione e/o in un lasso di tempo preciso. Il progetto SEAMS si concentra sullo studio dell'unico aspetto su cui chi ha prodotto queste mummie in un dato luogo e tempo ha lasciato la sua firma, vale a dire i modelli decorativi di bendaggio, al fine di comprendere se possano essere considerati indicatori di datazione e provenienza geografica. Nel fare ciò, SEAMS cerca di colmare l'attuale lacuna nella conoscenza dei dati contestuali delle mummie animali votive e di fornire una visione approfondita del loro processo di fabbricazione utilizzando un approccio interdisciplinare, basato su metodi di ricerca tradizionali e nuove tecnologie.

Un gruppo di esperti ha sviluppato uno specifico protocollo di lavoro che possa permettere di raccogliere dati obiettivi, diagnostici e affidabili per un'indagine accurata. La prima fase consiste in un protocollo fotogrammetrico meticolosamente strutturato per ottenere sia precisione geometrica che dettagli ad alta risoluzione nei modelli 3D prodotti. Questi dettagli consentono di eseguire rigorosi confronti morfologici e stilistici tra le entità 3D. Ulteriori indagini comparative vengono eseguite sui coloranti presenti sulle bende tramite un protocollo non invasivo, che abbina tecniche di imaging multispettrale (MSI) alla spettroscopia di riflettanza a fibra ottica (FORS). Il restauro stilistico virtuale viene successivamente intrapreso sfruttando i dati raccolti per colmare eventuali lacune volumetriche e cromatiche dei motivi decorativi del bendaggio nelle repliche digitali. Ciò permette di produrre un'edizione digitale delle mummie, che corrisponde il più possibile al loro aspetto originale. Le repliche restaurate virtualmente sono particolarmente importanti per l'ultima fase di ricerca, che coinvolge protocolli di archeologia tessile e sperimentale per riprodurre repliche esatte dei motivi di bendaggio ricorrenti utilizzando le entità 3D restaurate digitalmente come riferimenti principali. Un ulteriore contributo a questo studio è offerto dall'analisi dei tessuti, che consente di comprendere meglio le materie prime e i tessuti utilizzati per avvolgere le mummie, la loro qualità e la loro tessitura.

Il progetto SEAMS non solo offre una visione unica sulla manifattura delle mummie animali, in particolare fornendo informazioni approfondite sulla varietà di tecniche utilizzate per bendare le mummie animali votive, ma raccoglie anche nuovi dati che permetteranno di valutare il peso economico del processo di bendaggio. Il confronto sistematico dei modelli decorativi delle mummie animali votive consente di rivelare le caratteristiche regionali delle tecniche di bendaggio e di registrare possibili tendenze stilistiche. In questo modo, è stato possibile riunire le mummie sparse in diverse collezioni e ricostruire la loro originale dimensione spaziale. Le informazioni raccolte durante l'intera ricerca porteranno a redigere la prima classificazione delle mummie animali votive in base alle loro tecniche e stili di bendaggio, che saranno finalmente dotati di una terminologia ben definita che è mancata fino ad ora. Questa classificazione sarà un fondamentale strumento comparativo che consentirà l'identificazione dei dati contestuali attualmente sconosciuti degli esemplari conservati in altri musei, offrendo così un contributo significativo al progresso dell'attuale stato dell'arte degli studi relativi alle mummie animali e alla museologia.

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